Lettera al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

 

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Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato

 

 

Alla cortese attenzione del
Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
On. Prof. Stefania Giannini

 

Roma, lì 06/03/2014

 

Oggetto: Condizione dei Ricercatori a Tempo Determinato. Prospettive future e richiesta di incontro.

 

On. Ministro Giannini,

a scriverLe questa lettera è il Direttivo dell’ Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato ARTeD, fondata a Roma il giorno 23 luglio 2013 da un gruppo di ricercatori a tempo determinato (RTD), afferenti a diversi Atenei italiani, mossi dall’esigenza di chiarire problemi e incongruenze relativi alla figura RTD, proponendosi come interlocutori di vari soggetti istituzionali (universitari, ministeriali e politici) e prendendo parte attiva nella difesa e promozione della ricerca e dei ricercatori all’interno del mondo accademico.

La medesima comunicazione era stata mandata al Suo predecessore, l’On. Prof. Carrozza, per denunciare la situazione delle migliaia di ricercatori precari attualmente presenti negli atenei italiani. Avevamo anche avuto l’occasione di interagire con la Segreteria Tecnica del precedente Ministro, alla quale avevamo sottoposto un nostro documento di lavoro che riassume le attuali problematiche e incongruenze legate alla nostra attuale figura; con la stessa fiducia ora scriviamo a Lei, sperando che da subito sia possibile interagire con il Suo Ministero per cercare di proporre qualche soluzione alla drammatica condizione di precariato al quale gli RTD sono condannati all’interno dell’Università italiana.

La principale incongruenza intrinseca alla posizione RTD è l’attuale impossibilità di stabilire in Italia un percorso certo incentrato sul merito, in grado di garantire dignità e futuro a chi si occupa e vuole continuare a occuparsi di ricerca, convinto che essa abbia un ruolo centrale nella vita dell’intera comunità.

Come ben saprà, lo scenario attuale nel quale si collocano le figure di ricercatore a tempo determinato (introdotte dalla legge 230/2005, sostituita poi dalla 240/2010) è a dir poco allarmante. Alla data del 05/ 03/2014 sono presenti in Italia oltre 3000 RTD di cui circa 2880 di tipo “a” (L. 240/2010 art. 24 comma 3a) e “Moratti”(L. 230/2005) e solo 120 di tipo “b” (L. 240/2010 art. 24 comma 3b). Le figure di tipo “b” sono le uniche che prevedono un percorso di tipo tenure track che, previo ottenimento dell’abilitazione scientifica nazionale, garantisce l’accesso al ruolo. La proporzione è esigua, essendo tali posizioni solo il 4% delle attuali figure RTD presenti nel sistema universitario nazionale, risultato di una spending review che ha prodotto un sensibile incremento del numero di figure precarie all’interno degli Atenei nazionali. Capiamo benissimo che in un periodo di crisi economica come quella che il nostro Paese sta vivendo in questi anni sia stato necessario adottare delle misure atte ad arginare l’emergenza ma, a nostro avviso, l’Università e la ricerca ne escono estremamente indebolite nel loro potere di “diffondere la cultura”, generare innovazione e partecipare attivamente allo sviluppo economico che il nostro Paese merita.

Nello specifico, il “blocco del turnover” ha generato una spirale negativa che ha indotto la maggior parte degli Atenei italiani a bandire posizioni di ricercatore a tempo determinato “non tenure track” su fondi esterni, quindi a costo zero in termini di punti organico. I fondi impiegati sono di natura estremamente eterogenea e vanno dai classici finanziamenti privati, da enti o industrie, ai fondi dei progetti nazionali quali FIRB o fondi europei. In tutti i casi, nessun punto organico (p.o.) è impiegato da parte delle università per tali posizioni. La scarsità di risorse ha amplificato questa pratica garantendo agli Atenei manovalanza qualificata a costo zero, assicurando inoltre una notevole copertura didattica. Tali figure, infatti, sebbene precarie e per di più finanziate su fondi esterni al MIUR, sono obbligate alla didattica frontale all’interno dei corsi di laurea delle nostre Università.

Visti tali presupposti e stante il blocco del turnover ancora al 20% (con promessa di aumento al 50% per l’anno 2014), gli Atenei non hanno ad oggi alcun incentivo ad utilizzare i pochi p.o. a loro disposizione su posizioni RTD “b”. Inoltre, bandire una posizione RTD “b” ha il costo di 0.5 p.o. + 0.2 p.o. dopo il terzo anno, a fronte dei 0.2 p.o. necessari per l’avanzamento di carriera di un ricercatore a tempo indeterminato (RU) a professore associato (PA). La nota ministeriale n. 21381 del 17/10/2013, rimettendo all’autonomia degli Atenei il precedente obbligo di bandire una posizione di tipo “b” tenure track per ogni nuovo professore ordinario assunto in tutti quegli Atenei nei quali il rapporto tra professori Ordinari e docenti di ruolo sia superiore al 30%, rende ancor più esigue le legittime prospettive di tenure track per gli attuali RTD “a” o “Moratti”.

Cosa succede, inoltre, a un precario della conoscenza se durante il lungo precariato si ammala gravemente? Le tutele lavorative e sanitarie riconosciute ai lavoratori dalla L.104 vengono meno nel momento in cui per l’accesso ai ruoli non sono mai state previste quote di riserva conformi alle capacità lavorative (Art.36, DL n.29 1993), ovviamente accertabili mediante Abilitazione Nazionale o concorso pubblico per titoli ed esami. I ricercatori precari, per godere delle forme di tutela della L.104 che garantiscano loro effettive condizioni di parità e la rimozione dei fattori di discriminazione, possono solo cambiare lavoro. Su questo punto, a seguito di un precedente appello al Presidente della Repubblica, il consigliere capo servizio inoltrava al suo Ministero la richiesta di valutazione con preghiera di riscontro diretto (prot. SGPR 28/02/2013 00231-P- SCR). Siamo ancora in attesa di una risposta. La fotografia che ne scaturisce è quella di un esercito di precari altamente qualificati con una data di scadenza, alla fine della quale saranno espulsi dal sistema per far posto a un’altra ondata di precari.

In questo scenario non c’è margine d’errore. Non sarà possibile ringiovanire e rinvigorire le nostre università, non sarà possibile premiare il merito e dare il giusto spazio a chi se l’è conquistato sul campo, generando inoltre una disparità tra le varie figure mai esistita nella realtà universitaria italiana. Relegando il sistema universitario italiano al mero ruolo di “fardello”, esso non potrà nemmeno più contribuire allo sviluppo del nostro paese. L’università italiana appare inevitabilmente destinata a ricoprire un ruolo marginale nel panorama europeo, non sarà possibile fare vera ricerca per essere competitivi rispetto ad altre realtà internazionali e, inevitabilmente, anche la qualità dell’insegnamento non potrà che diventare modesta.

Allarmati da questo scenario, chiediamo con fermezza lo sblocco totale ed immediato del turnover, lo stanziamento delle risorse necessarie per pianificare un piano di reclutamento straordinario di posizioni di tipo “b”, il ripristino dell’obbligo di vincolo per gli Atenei del 60% dell’FFO per il reclutamento di ricercatori (L. 240/2010 art. 24 comma 3a e 3b), la reintroduzione obbligatoria del vincolo a bandire posizioni di tipo “b” per ogni professore ordinario assunto negli atenei nei quali il rapporto tra professori Ordinari e docenti di ruolo sia superiore al 30%, nonché un intervento strutturale sull’attuale legge 240/2010 in merito alle figure giuridiche di Ricercatore a Tempo Determinato, volto a sanare le gravi incongruenze rivelatesi a tre anni dall’entrata in vigore della legge, con il risultato di aver creato una categoria di nuovi Precari della Ricerca all’interno degli Atenei nazionali.

 

Le chiediamo, quindi, di poterLa incontrare, per poterLe sottoporre le nostre proposte sui temi sopra enunciati e poter esaminare congiuntamente tutti i problemi e le incongruenze che, ai diversi livelli, rendono problematica la nostra figura e incerto il nostro futuro.

 

In attesa di un Suo gentile riscontro,

Dott. Filadelfio Mancuso – Università di Messina – Presidente di ARTeD

Dott. Marco Gradi – Università di Messina – Vice-Presidente di ARTeD

Dott. Rosario Rao – Università di Roma “Sapienza” – Segretario nazionale di ARTeD

Dott.ssa Chiara Di Meo – Università di Roma “Sapienza” – Componente della Segreteria nazionale di ARTeD

Dott. Matteo Candidi – Università di Roma “Sapienza” – Componente della Segreteria nazionale di ARTeD

Dott. Elpidio Romano – Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Componente della Segreteria nazionale di ARTeD

Dott.ssa Laura Anna Pezzetti – Politecnico di Milano – Componente della Segreteria nazionale di ARTeD

Dott. Andrea Padovani – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – Componente della Segreteria nazionale di ARTeD

Dott. Michele Russo – Politecnico di Milano – Componente della Segreteria nazionale e Tesoriere di ARTeD

Dott. Gianlorenzo Bussetti – Politecnico di Milano – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Davide Brunelli – Università degli Studi di Trento – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott.ssa Stefania Evangelista – Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott.ssa Emanuela Frangipani – Università degli Studi “Roma Tre” – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Leonardo Vignoli – Università degli Studi “Roma Tre” – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Gianfranco Miele – Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Cristiano Chiarabelli – Università degli Studi “Roma Tre” – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Filippo Arrichiello – Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Linda Avesani – Università degli Studi di Verona – Componente del Direttivo di ARTeD

Dott. Andrea Spaggiari – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – Componente del Direttivo di ARTeD

 

 

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