L’Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato, ARTeD, nasce dall’esigenza di un gruppo di ricercatori a tempo determinato (RTD) afferenti a diversi Atenei italiani di unirsi, chiarire le problematiche relative alla figura del RTD, proporsi come interlocutori di vari soggetti istituzionali (universitari, ministeriali e politici) e prendere parte attiva nella difesa e promozione della ricerca e dei ricercatori nel mondo accademico. La figura del RTD, nata nel 2005 con la legge 230 (Moratti) e successivamente modificata nel 2010 con la legge 240 (Gelmini), ha rappresentato la precarizzazione del ruolo di Ricercatore Universitario (ex RU), rivelandosi soggetta a numerose incongruenze legislative e di difficile inserimento pratico nell’Università.
Nel 2012 un gruppo di RTD di Roma Sapienza, dopo un anno d’intensa attività all’interno del proprio Ateneo volta alla tutela di diritti dei RTD apparentemente scontati (rappresentanze accademiche, continuità dei pagamenti salariali, accesso a bandi di ricerca, riconoscimento dell’attività didattica), decide di allargare le proprie iniziative cercando di mettersi in contatto con RTD di altri Atenei.
Nel febbraio 2013 i RTD di Sapienza sono i promotori di una lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in cui si denuncia il grave stato finanziario della Ricerca Universitaria e, in particolare, la completa assenza di fondi per i reclutamenti dei ricercatori. Questa iniziativa, che in pochi giorni ha visto l’adesione di 270 RTD da tutta Italia, è stata l’occasione per iniziare a costituire una mailing list nazionale dei RTD.
Nella primavera del 2013 i RTD di Sapienza riescono a contattare diversi Atenei, nei quali si erano formati gruppi di RTD in dibattito, tra cui sono subito responsivi Roma Tre, il Politecnico di Milano, l’Università di Messina, l‘Università Federico II di Napoli, l’Università di Cassino, l’Università di Udine, l’Università di Trento, l’Università di Modena, l’Università di Palermo e l’Università del Molise.
I portavoce di queste Università decidono di incontrarsi in assemblea presso la Sapienza di Roma il 22 marzo 2013. Nella prima riunione i portavoce capiscono insieme che le istanze da sottoporre all’attenzione del Ministero dell’Università e da promuovere a livello locale, non possono più prescindere dalla costituzione di un soggetto unico che faciliti il dibattito interno agli Atenei, da un verso, e sintetizzi i punti di convergenza nell’interazione con il Ministero, dall’altro.
Il tema generale che si individua fin da subito riguarda la difficoltà del sistema universitario a facilitare una reale prospettiva di crescita accademica, tanto in ambito di ricerca che didattico, per il RTD, a causa del rapido cambiamento nell’organizzazione universitaria e del grave periodo di crisi economica che investe il Paese intero e il sistema universitario in particolare.
Si decide dunque di formalizzare le attività dei portavoce attraverso l’istituzione dell’Associazione ARTeD in modo da coinvolgere più RTD possibile e organizzare iniziative che, da un lato, raggiungano una maggiore capillarità nei diversi Atenei e, dall’altro, siano più visibili e comprensibili per gli altri interlocutori istituzionali.
Nella seconda riunione dei portavoce, in data 26 giugno 2013, si approva lo Statuto dell’Associazione e si delineano le line programmatiche per le prime attività della stessa.
In data 23 luglio 2013 si costituisce ARTeD con atto notarile in Roma.
I fondatori, nonché membri del primo Direttivo dell’Associazione, sono 16 RTD provenienti dagli Atenei di Roma Sapienza, Roma 3, Politecnico di Milano, Università di Messina, Università Federico II di Napoli, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Cassino, Università di Trento.
Finalità di ARTeD
ARTeD non ha scopo lucrativo, è apolitica e apartitica.
ARTeD nasce per cercare di facilitare e supportare l’evoluzione della figura del RTD in un momento storico confuso in cui l’efficienza delle ripetute riforme universitarie (Moratti e Gelmini) è assoggettata ai mutamenti dello scenario politico, economico e amministrativo, nazionale.
ARTeD nasce anche con la finalità di aiutare le persone che si trovano a ricoprire la posizione di RTD nell’orientarsi fra i molteplici snodi amministrativi cui si è sottoposti.
Come da Statuto le finalità dell’ARTeD sono:
- Promuovere e tutelare la figura del RTD negli Atenei.
- Interagire con soggetti istituzionali al fine di contribuire al perfezionamento della disciplina relativa ai ricercatori a tempo determinato, alle procedure di reclutamento ed alla ripartizione dei fondi di finanziamento.
- Rappresentare un punto di riferimento per il dibattito intra-ateneo, inter-ateneo e nazionale riguardo le politiche dei RTD.
- Descrivere i numeri, le problematiche e l’inquadramento giuridico dei RTD.
Perché ARTeD prende posizione sui contratti di ricerca
La legge 79/2022, alla cui redazione ARTeD ha attivamente contribuito come interlocutore attento non soltanto alle questioni riguardanti i RTD, rappresenta un indubbio passo avanti nella direzione di un auspicato superamento delle figure più precarie e meno tutelate del cosiddetto preruolo (su tutte, in forme e per ragioni diverse, RTDA e assegnisti di ricerca).
In questo momento, per palese indifferenza dei principali attori coinvolti, l’introduzione di alcune delle importanti novità di tale legge (GSD, contratti di ricerca) viene continuamente procrastinata.
ARTeD non può invece che schierarsi a favore di una corretta e completa attuazione della legge 79/2022. In particolare, sosteniamo con convinzione le iniziative condotte da altre sigle (FLC-CGIL, ADI, etc.), con cui siamo lieti di lavorare per un miglioramento complessivo del sistema dell’Università e della Ricerca, in merito alla definizione del contratto di ricerca e sottolineiamo come l’introduzione di tale contratto vada incontro alla necessità di allinearsi ad una contrattazione di modello Europeo già più volte espressa dal sistema nel suo complesso.
Ribadiamo, inoltre, la necessità che sia quanto prima superato lo strumento dell’assegno di ricerca, inadeguato a garantire i diritti dei lavoratori non strutturati del nostro settore.
Evidenziamo, infine, la considerevole disponibilità attuale di forme di reclutamento a tempo determinato che non deve in alcun modo essere ulteriormente ampliata con l’istituzione di forme aggiuntive di precariato.