In questi giorni molti RTD hanno ricevuto una mail dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria (in seguito MDDU), con l’invito ad aderire ad una raccolta firme a supporto di una proposta di modifica dei meccanismi di reclutamento e progressione negli Atenei italiani (per maggiori informazioni https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home).
La proposta è molto articolata, ma ci preme in particolare spendere alcune parole sulla parte relativa al reclutamento, che più ci tocca come Associazione.
La figura proposta dal MDDU, un unico RTD in tenure track, da affiancare ad una figura di “ricercatore a contratto” di breve durata (essenzialmente legato ai progetti di ricerca, in sostituzione gli attuali assegni), è molto simile a ciò che come ARTeD stiamo chiedendo da tempo.
Anzi, pensiamo che il MDDU potrebbe fare sua la figura alla quale abbiamo pensato come ARTeD, che avrebbe il pregio di implementare la figura di RTD su 6 anni prevista dal MDDU in modo molto semplice ed efficace.
Entrando nel dettaglio, la figura proposta da ARTeD è un RTD in tenure track su 3+3 anni.
Se il ricercatore si abilita entro i primi 3 anni, entra in ruolo come associato; altrimenti ha a disposizione un ulteriore triennio per abilitarsi.
La durata massima delle due figure è identica, ma la figura 3+3 ha un sostanziale vantaggio: non richiede, praticamente, l’utilizzo di norme transitorie particolari, se non una per autorizzare, a richiesta dell’interessato, la conversione del suo attuale contratto di RTDa o RTDb in quello nuovo.
Infatti, un ricercatore fresco di dottorato, avrebbe comunque davanti a sé un percorso di crescita di durata adeguata (6 anni) per maturare la dovuta maturità scientifica. Abbiamo visto infatti che non sono rari i casi in cui un RTDb, a valle del contratto, non riesce a guadagnare l’abilitazione ed è costretto a tornare a casa.
Un ricercatore, invece, con un curriculum più ricco (derivante da contratti come RTDa, assegnista, borsista, lavoro in università estere…), e probabilmente già in possesso dell’abilitazione scientifica o comunque prossimo a dimostrare la raggiunta maturità, si troverebbe davanti un percorso relativamente snello (3 anni) per la propria stabilizzazione.
C’è da dire che nella proposta del MDDU sono previsti dei meccanismi di “accelerazione”, ma ciascuno di questi va adeguatamente normato, e c’è sempre il rischio che qualche caso particolare resti fuori.
Le cose troppo complicate di solito non funzionano molto bene.
Inoltre la figura 3+3 avrebbe il vantaggio di essere inserita senza particolari problemi all’interno della programmazione triennale cui gli atenei sono periodicamente chiamati: se dopo il primo triennio il ricercatore non riesce ad abilitarsi, una parte delle risorse (quelle non impiegate per il passaggio ad associato) ritorna nelle disponibilità dell’Ateneo per il triennio successivo.
Quello che ci spinge verso una tale figura 3+3 non è il desiderio di “accorciare i tempi” – richiesta comunque lecita, tenendo conto che comunque si tratterebbe di figure a tempo determinato, con tutti i difetti che ne conseguono (giusto per citarne uno, l’impossibilità di aprire un mutuo).
Né tantomeno ci interessa effettuare strani “sorpassi”.
Vogliamo solo contribuire a creare un’UNICA forma contrattuale che veramente si adatti a TUTTI.